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La proposta autonomista per il riassetto
istituzionale della Regione F.V.G.

Il Consiglio Direttivo dell’Associazione autonomista “Identità e Innovazione si è riunita lunedì 1 ottobre a Lestizza ed ha approvato un documento in cui si tracciano le proposte del movimento autonomista per una generale riorganizzazione delle autonomie locali e dell’assetto istituzionale della Regione, che deve avviarsi lungo le linee scelte a suo tempo dalla Regione Trentino-Alto Adige: una regione leggera, tre province forti federate e una città metropolitana nell’area triestina, la valorizzazione dei piccoli comuni da organizzarsi in unioni dei comuni obbligatorie, una radicale semplificazione amministrativa, il passaggio delle funzioni amministrative dalla Regione ai comuni e alle province, la soppressione o la privatizzazione degli enti e delle società di settore, la separazione del Friuli da Trieste.

Una proposta forte, che va contro le impostazioni centraliste che dominano in regione e nel paese: partecipazione, efficienza, responsabilizzazionem contrazione della spesa pubblica.

Di seguito il documento che viene esposto all’attenzione del mondo politico e dell’opinione pubblica.

La proposta autonomista per il riassetto istituzionale della Regione:

regione leggera, province forti, valorizzazione dei piccoli comuni organizzati in unioni obbligatorie, eliminazione degli enti di settore, semplificazione amministrativa, separazione del Friuli da Trieste

La via che gli autonomisti propongono è il contrario di quanto una classe politica priva di idee e prona ai grandi poteri politici, economici e mediatici di Roma e di Milano va perseguendo. Riportare il potere ai livelli ai quali la gente può esercitare il proprio controllo. E quindi, rivalutare i piccoli comuni, ricostituire gli organismi di quartiere, rafforzare in generale i comuni, attribuire tutte le funzioni di area vasta alle province, togliere ogni responsabilità di amministrazione e di gestione alla Regione, eliminare gli enti di settore. In altri termini la rigorosa applicazione del principio di sussidiarietà, di adeguatezza, di economicità, mediante la ricerca di un serio equilibrio tra la partecipazione dei cittadini ed l’efficienza delle strutture di servizio. La priorità agli enti degli “eletti” rispetto agli enti dei “nominati”.

I veri risparmi di spesa si ottengono per queste vie: riducendo la Regione ad un mero organo di legislazione e di rappresentanza verso l’esterno, semplificando radicalmente la legislazione e l’amministrazione con una grande opera di sburocratizzazione, riorganizzando i comuni, ed eliminando tutti gli enti di settore attualmente controllati da Regione, Provincia e Comune o non controllati da nessuno.

La Regione deve solo legiferare, e il meno possibile, e rappresentare gli interessi del territorio nel suo insieme nei luoghi in cui si prendono le decisioni che possono influenzare l’intera comunità regionale: Roma, Bruxelles, Lubiana e Vienna/Klagenfurt.

La legislazione e l’amministrazione devono subire una radicale opera di semplificazione, attraverso il disboscamento di una pletora di norme e di regole che rallentano le decisioni e richiedono un apparato amministrativo imponente per la loro gestione ed un forte ammodernamento delle strutture e delle procedure, attraverso una generale opera di digitalizzazione.

I comuni devono essere riorganizzati distinguendo tra funzioni di base (anagrafe, manutenzioni), che devono essere gestiti dai comuni anche di piccole dimensioni, e funzioni superiori, da attribuire ai comuni maggiori o a unioni obbligatorie di comuni che raggiungano le dimensioni necessarie a sostenere economicamente e tecnicamente tali funzioni (urbanistica, ambiente, attività produttive, ragioneria, tributi, personale).

Gli enti di settore, gestiti da amministratori che non rispondono direttamente agli utenti ma solo indirettamente agli enti locali e direttamente ai partiti, di cui rappresentano un patrimonio enorme di posti e di indennità, vanno in gran parte soppressi e personale, risorse competenze vanno trasferite agli enti eletti dalla gente, comuni e province. Tale opera di disboscamento va effettuata sulla base dei seguenti criteri:

a) enti regionali: vanno soppressi, con relativo trasferimento di competenze e risorse alle Province, a enti autonomi funzionali (Università, Camere di Commercio), o privatizzati. Si tratta di: FVG Strade, Ersa, Azienda delle Foreste, Turismo FVG, Insiel, Mediocredito, Aziende agricole regionali, Agemont (da mantenersi sotto il controllo delle Province di Udine e di Pordenone), Enti Parco (da mantenersi, trasferendone il controllo alle province e ai comuni), Erdisu (da trasferirsi alle Università), Ater (alle province);

b) enti territoriali, che svolgono le loro funzioni per territori più o meno vasti: vanno soppressi e le loro funzioni vanno trasferite alle province: ambiti ottimali per le risorse idriche, per i rifiuti, per i bacini idrici (a meno che non siano interprovinciali), consorzi di bonifica, e così via;

c) enti puntuali, che svolgono funzioni limitate a specifici punti del territorio e che richiedono specifiche e puntuali competenze tecniche: vanno mantenuti con la partecipazione di comune e provincia ed eventualmente della camera di commercio e di altre autonomie funzionali. E’ il caso dei Consorzi per le zone industriali, dei Distretti industriali, dei Poli tecnologici, degli Enti fiera, dei Consorzi universitari.

E infine la separazione tra il Friuli e Trieste. La struttura amministrativa unitaria in una realtà politica, sociale ed economica bipolare rappresenta un potente amplificatore di spesa. Un intervento serve o viene richiesto ad Udine? Deve essere concesso, per evidenti ragioni di equilibrio, anche a Trieste. E viceversa. Non si tratta di dividere in due la Regione, ma si deve garantire a entrambe le parti della Regione un volume prefissato di risorse, pari al gettito raccolto in ciascun territorio, e a ciascuna la responsabilità di gestire le risorse. L’assetto istituzionale va fortemente semplificato, con una Provincia di Trieste che si fonde con il comune di Trieste e con i comuni carsici, che non vogliano passare con la Provincia di Gorizia in modo da ricomporre l’unità della comunità slovena, in una Città Metropolitana, con le tre Province friulane che si coordinano in una Comunità delle Province, e con un Consiglio regionale che risulta dalla somma dei tre Consigli provinciali e del Consiglio metropolitano.

Si tratta di una riforma dagli effetti dirompenti, diretta a tagliare le unghie ai partiti, ad eliminare le duplicazioni, a conseguire rilevanti economie di spesa. E il tutto secondo una limpida definizione di responsabilità, con un una attenta gestione delle risorse e con una piena possibilità di controllo da parte dei cittadini/utenti, che devono esser posti al centro di ogni riforma e di ogni attività pubblica. Questo significa impostazione autonomista al problema del riassetto istituzionale della Regione.

Per questa via si realizzeranno le condizioni per una efficace partecipazione della gente ai vari livelli di decisione ed un efficace, efficiente ed economico uso delle risorse delle risorse disponibili.

Approvato dal Consiglio Direttivo di Identità e Innovazione nella seduta del 1 ottobre 2012

Il Trentino per l’autonomia integrale

Il Trentino non si limita a giocare in difesa, rispetto agli interventi gravemente lesivi dell’autonomia provinciale o regionale contenuti nel Decreto “Salva Italia” del Governo Monti, ma si muove con una azione d’attacco, rivendicando l’allargamento dell’autonomia speciale. Il Presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai ha illustrato in Consiglio Provinciale lo stato del confronto con il Governo Monti dichiarando “La linea impostata dalla Giunta provinciale, in coerenza con le scelte del passato, è quella di non limitarsi ad un mero atteggiamento difensivo ma di partire dai capisaldi dello Statuto per rilanciare, nei rapporti con lo Stato, in direzione di una autonomia integrale, coerente con una Provincia che si sente “Comunità Autonoma”. L’impianto della nostra proposta può essere riassunto come un coraggioso rilancio sul piano della piena assunzione di responsabilità: verso il nostro territorio, verso l’Italia, verso l’Europa”. “La trattativa con lo Stato sarà lunga e difficile” ha proseguito Dellai che ha indicato nei comparti della difesa, dell’ordine pubblico, della giustizia, delle politiche economiche e finanziarie ulteriori competenze da assumere e che riguarderebbero la Direzione territoriale Mef, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia delle Dogane, l’Agenzia del territorio, assegni e pensioni sociali. Il Trentino ha imboccato la strada che noi da tempo andiamo indicando allo nostra regione: non porsi su linee di difesa, ma giocando d’attacco, pretendendo un forte allargamento delle competenze della Regione, che giungano allo smantellamento delle Prefetture, e degli organismi periferici dei Ministeri, al riconoscimento dell’autonomia fiscale, all’ampliamento delle competenze nel campo della istruzione.

Gli attacchi alla democrazia del Governo Monti

La superficialità con la quale i professori universitari affrontano problemi che non rientrano nel loro specifico campo di studio trova una conferma nella recente proposta del Governo Monti di svuotare le province indebolendone i loro organismi rappresentativi. Per dare un contentino ad una opinione pubblica che vuol vedere scorrere sangue a carico della classe politica, propone una riforma delle amministrazioni provinciali che consiste in:
a) soppressione delle Giunte Provinciali, per cui la Amministrazione dovrebbe essere governata dal solo Presidente;
b) riduzione dei Consigli Provinciali a soli dieci consiglieri,
c) elezione di Presidente e di Consiglio da parte dei sindaci dei comuni rientranti nel territorio provinciale.

I soli risultati di tale riforma sarebbero questi:
a) il rafforzamento del ruolo dei Dirigenti e delle burocrazie provinciali, che avrebbero completamente il potere nelle loro mani, non potendo un Presidente non coadiuvato da un Vicepresidente e dagli assessori seguire da vicino tutte le complesse funzioni di cui deve occuparsi una provincia;
b) l’incremento della distanza tra cittadini e amministratori i quali, ridotti a solo dieci, ben difficilmente sarebbero in grado di dare una risposta e una voce alle esigenze dei cittadini (si pensi che nella solo provincia di Udine un consigliere dovrebbe rappresentare 50 mila abitanti);
c) l’opacità dei processi di decisione, qualora gli amministratori provinciali fossero eletti dai sindaci. Si tornerebbe alla democrazia delegata e non a quella diretta che ha rappresentato un notevole salto di qualità per rendere più trasparenti e diretti i rapporti tra cittadini e rappresentanti.

Sarebbe bene che i Governo concentrasse i suoi sforzi nella riduzione del debito pubblico e nel rilancio dell’economia, e non si occupasse di questioni poste al di fuori delle sue capacità di comprensione.


Lo scempio della Carnia : l’ autostrada

In un momento di gravi difficoltà finanziarie, la Delegazione degli industriali di Tolmezzo se ne esce con una proposta cara ad Illy, riguardante la costruzione di una autostrada che colleghi il Cadore con Amaro, e che di lì si immetta sulla autostrada Udine-Tarvisio, seguendo tutta la valle del Tagliamento. Appare chiaro come si tratti di una proposta assolutamente inaccettabile, per le seguenti ragioni:

a) i pesanti costi dell’opera, da realizzarsi tutta in montagna;

b) la bassa densità demografica della Provincia di Belluno e della Carnia, che non sarebbero in grado di alimentare flussi di traffico tali da sostenere i costi di costruzione e di gestione;

c) i gravi danni che verrebbero arrecati all’ambiente. Meglio concentrare le risorse, che eventualmente fosse possibile mobilitare, per realizzare alcuni interventi di riqualificazione della Strada del Tagliamento e per aprire un passaggio più facile per l’Austria con il traforo di Monte Croce Carnico.

La valle dell’Ova a Pontebba?

E’  con verbale di deliberazione della giunta Comunale di Pontebba n°2011/00122 pubblicato il 18/11/2011 , che  è stata approvata una bozza di accordo commerciale per l’avvio di una collaborazione con la soc.  di progettazione di Kasa-Uovo.

“Vivere in un guscio primordiale a contatto con la natura. Per dimenticare il pazzo via vai che ci travolge. Per tornare ad una vita costruita intorno al focolare”. E’ con queste parole che Roberto Casati, ideatore del progetto, presenta attraverso il sito ufficiale la sua  avanguardistica idea: Kasa-Uovo.

L’idea racchiude in se tutti i più moderni concetti di ingegneria ed eco sostenibilità: efficienza energetica, recupero e riciclo delle acque, benessere termoigrometrico, versatilità progettuale, sicurezza antisismica, bassi costi di gestione e di realizzazione.

un nuovo concetto di casa che nella sua forma estetica ha sicuramente la caratteristica più evidente. La struttura  è un prefabbricato a forma di uovo ma le  geometrie interne sono perfettamente rispettose della tradizione architettonica. Un appartamento a forma di uovo che si costruisce  montando e collegando le varie parti proprio come con  un kit di assemblaggio.

Per chi vuole approffondire , può farlo visitando il  sito ufficiale di Kasa-Uovo al seguente link:  http://www.casauovo.it/