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In questa categoria vengono trattati argomenti correlati a politica locale, provinciale, regionale e nazionale

Il federalismo e i beni collettivi

Terra di foreste e di incontro fra civiltà diverse, la Val Canale è anche terra di antichissime Comunioni familiari, che gestiscono tuttora il proprio patrimonio collettivo con passione e sensibilità. Per questa ragione, domenica 4 dicembre, sarà presentato anche nel Tarvisiano il volume “Dalle Vicinie al Federalismo. Autogoverno e responsabilità”, che prende le mosse dall’analisi delle più antiche forme di gestione collettiva del territorio regionale per riflettere sulle rifo rme istituzionali più urgenti ed attuali. L’appuntamento, promosso dal Coordinamento regionale della Proprietà collettiva e dall’Associazione “Carlo Cattaneo” di Pordenone, che ha dato alle stampe il libro  (www.associazionecattaneo.com), si svolgerà domenica 4 dicembre a Fusine Laghi, alle ore 17 presso la “Kantina nelle Alpi Giulie” (in via delle Ponze). Nella caratteristica osteria di montagna, nota per le sue iniziative culturali, si confronteranno gli autori dei contributi del libro dedicati alla Proprietà collettiva. Moderati dal professore di geografia economica-politica dell’Università di Trieste, Igor Jelen, interverranno fra gli altri la studiosa di Beni comuni Nadia Carestiato, il presidente del Coordinamento regionale della Proprietà collettiva, Luca Nazzi, il presidente dell’Associazione dei Consorzi vicinali della Val Canale, Martino Kraner, e il presidente dell’Associazione “Carlo Cattaneo” di Pordenone, Davide Scaglia.

Il consigliere comunale autonomista di Montereale Filippetto sulle quote rosa

Riceviamo dal consigliere comunale autonomista di Montereale Mario Filippetto la seguente riflessione che merita di essere considerata:
“Crediamo giusto che una legge dello Stato abbia inserito le donne nel mondo della politica poiché rappresentano oltre la metà dell’elettorato. Ci piacerebbe però che fossero tutelate altre rappresentanze della nostra società come ad esempio le categorie dei lavoratori dipendenti, agricoltori, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, pensionati e casalinghe. Non ho citato i liberi professionisti perché nel nostro Parlamento, nei consigli regionali ce ne sono già troppi. Medici, ingegneri, ex magistrati, la nuova categoria di figli dei politici e avvocati che, con le loro migliaia di leggi e leggine a proprio uso e consumo che si lasciano interpretare, hanno ridotto il nostro Paese in questa situazione creando solo burocrazia. Per questi motivi riteniamo utile dare la possibilità anche a persone sconosciute nel
mondo politico ma facenti parte della società civile di poter partecipare attivamente alla vita politica per il bene del Paese riservando delle quote che noi definiamo bianche rosse e verdi come il colore della nostra bandiera nazionale. Questo vuol essere un tentativo di rinnovamento, speranza e giustizia verso tutte le componenti della nostra società, che con pari dignità e che possono concorrere davvero per un reale miglioramento del nostro Paese”.

La prima carta d’identità bilingue italiana-slovena a Tarvisio

E’ stata rilasciata dal Comune di Tarvisio la prima carta d’identità bilingue italiana-slovena. Si tratta di un fatto importante. Siamo d’accordo con il Sindaco Carlantoni che lamenta la impossibilità di rilasciare carte d’identità bilingui in tedesco, pure parlato nella Val Canale che non è altro che un prolungamento della Carinzia, annesso indebitamente dall’Italia dopo il 1918. Bisogna dare diritto a friulani e tedeschi al rilascio della carta d’identità nelle loro lingue.

Le illusioni sulla Tav

Hanno suscitato reazioni esagitate le oneste dichiarazioni rilasciate a “Il Piccolo” dall’Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato ing.

Mauro Moretti in ordine alla non sostenibilità di un prolungamento della linea dell’Alta velocità dell’Italia settentrionale da Mestre a Trieste. Tra le molte cose importanti dette dall’Ing Moretti, in particolare merita di segnalare:

1) i treni ad alta velocità richiedono un bacino di passeggeri sufficiente per riempirli, e perciò le linee vengono costruite per collegare tra loro grandi città e sistemi metropolitani: ha senso collegare l’area metropolitana di Milano con quella di Venezia Padova, ma il proseguimento su Trieste e Lubiana non ha significato, date le modeste dimensioni dell’area triestina e di tutta l’area che gravita su Lubiana: posto che l’intera regione sia interessata a spostarsi su Trieste per muoversi verso est, si conterebbero 1.200 mila abitanti, mentre solo 2 milioni di sloveni potrebbero gravitare su Lubiana; si tratta di numeri assolutamente insufficienti per rendere convenienti gli ingenti investimenti che l’Alta velocità comporta;

2) la Slovenia questi conti li ha fatti, ed infatti non sembra assolutamente interessata all’Alta velocità di cui non ha nemmeno iniziato qualche forma di progettazione di larga massima: le ingentissime risorse finanziarie necessarie per facilitare i movimenti tra Trieste e Lubiana non appaiono né facilmente reperibili né destinabili a tale opera: ciò che interessa agli sloveni è la valorizzazione del Porto di Capodistria, per il quale il trasporto velocissimo di passeggeri non ha alcun interesse;

3) per lo sviluppo del Porto di Trieste, di quello di Monfalcone e di Porto Nogaro le capacità di movimentazione delle linee ferroviarie attuali sono più che sufficienti e queste comunque potrebbero essere migliorate senza sostenere i costi dell’Alta velocità per la copertura dei quali non vi sono grandi prospettive, date le difficili condizioni del bilancio dello Stato;

4) cresce invece la domanda di mobilità su ferro delle merci verso i mercati austriaci e del Nord Europa, che può essere soddisfatta dalla modernissima linea Pontebbana, che sostiene 30-35 treni al giorno, mentre ne potrebbe ospitare 300.

A fronte di queste realistiche considerazioni, si è lanciata una indignata reazione di tutto il mondo politico e industriale della Regione, che in luogo di prendere in seria considerazione gli argomenti di Moretti, si è lanciato in generiche dichiarazioni riguardanti la posizioni strategica della Regione, la funzione di ponte, le esigenze di sviluppo del Porto di Trieste ed altre amenità che nascondono solo gli interessi di una parte del mondo economico regionale per lucrare su ingenti appalti riguardanti un’opera, che, se realizzata, farà la fine dello Scalo ferroviario di Cervignano: una enorme distesa di binari vuoti la cui realizzazione è servita negli anni Ottanta a finanziare il Partito socialista e la Democrazia Cristiana.

Se si vogliono realizzare investimenti nel settore delle infrastrutture trasportistiche, si pensi all’ampliamento delle capacità del Porto di Monfacone e alla realizzazione di interventi in alcuni punti strategici della Carnia, che deve essere aiutata a migliorare i suoi collegamenti con la Carinzia e il Cadore.

La Germania chiude con il nucleare

Il Friuli rischiava di trovarsi con una centrale nucleare a Monfalcone, o, peggio, nel basso Tagliamento, tra Lignano e Bibione, zone moderatamente antisismiche e con grandi disponibilità di acque. Fortunatamente la tragedia giapponese ha messo in moto un meccanismo che condurrà in pochi anni all’abbandono del nucleare e a grossi investimenti nel settore delle energie rinnovabili, soprattutto nel settore fotovoltaico, ma non solo. E infatti la Germania, il più grande paese industriale d’Europa, ha deciso di rinunciare definitivamente all’energia dell’atomo e di puntare massicciamente sulle energie rinnovabili. La Germania infatti chiuderà per sempre le sue 17 centrali: di queste, 8 sono già state fermate dopo Fukushima, e le rimanenti verranno progressivamente abbandonate, per giungere alla completa chiusura entro il 2022. L’Austria già da tempo ha deciso respingere il nucleare. La Svizzera ha recentemente operato la stessa scelta. Solo la Slovenia rimane con la centrale di Krsko, che si spera venga presto chiusa, abbandonando progetti di raddoppio. La nostra Regione deve prendere coraggio e respingere con forza ogni progetto al riguardo, temporaneamente abbandonato in vista del prossimo referendum. Progetti irresponsabili non devono essere ripresi. La Regione deve dare prova di indipendenza al riguardo, senza cercare diversivi nella proposta di partecipare al raddoppio di Krsko, di cui da parte austriaca si chiede la chiusura.